Come trasformare un impianto di allarme tradizionale cablato in un sistema intelligente con fotoverifica
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Redazione Axitea
Negli ultimi anni il concetto di cyber security non riguarda più soltanto i sistemi interni di una singola azienda. Oggi il perimetro da difendere si è allargato, includendo anche i partner, i fornitori e tutte quelle terze parti che contribuiscono alla creazione di prodotti o servizi. È qui che entra in gioco una delle minacce più insidiose e difficili da individuare: la supply chain injection, o attacco alla catena di fornitura.
Una supply chain injection è un attacco informatico che sfrutta le vulnerabilità della catena di fornitura per colpire un’organizzazione. In pratica, invece di attaccare direttamente l’azienda obiettivo, i criminali informatici preferiscono infiltrarsi in un fornitore esterno (spesso più piccolo e meno protetto) e usare questo canale come “porta d’ingresso” verso la vittima finale.
L’attacco può avvenire, ad esempio:
In altre parole, l’anello debole della catena diventa il punto di accesso per i cyber criminali.
La supply chain injection può colpire qualunque settore. Non importa se si parla di manifattura, servizi, pubblica amministrazione o sanità: ogni organizzazione è legata a una rete di fornitori e subfornitori.
Gli attacchi possono riguardare:
Gli attacchi alla supply chain sono spesso silenziosi e a lungo termine. Non sempre si manifestano immediatamente: i criminali possono attendere settimane o mesi, osservando e raccogliendo informazioni, prima di far scattare la fase distruttiva o di esfiltrazione dei dati.
Questo rende la supply chain injection particolarmente pericolosa: l’attacco non è immediatamente visibile e può compromettere processi strategici senza che l’azienda se ne accorga.
Per capire meglio la dinamica, immaginiamo le fasi tipiche di una supply chain injection:
La supply chain injection è diventata una minaccia prioritaria per tre motivi principali:
La difesa dagli attacchi di supply chain injection richiede un approccio strutturato, che combini tecnologia, processi e consapevolezza. Non basta più installare un antivirus o aggiornare i firewall: occorre adottare strumenti avanzati di monitoraggio che analizzino in tempo reale i flussi di dati e rilevino comportamenti anomali, anche quando provengono da fornitori considerati affidabili.
Fondamentale è anche avere un controllo continuo delle vulnerabilità e delle configurazioni, non solo dei propri sistemi, ma anche di quelli collegati tramite la catena di fornitura. Alcune aziende scelgono di implementare soluzioni as a service affidando la cyber security a Managed Security Service Provider dotati di Security Operation Center (SOC) in grado di sorvegliare 24/7 la rete e intervenire tempestivamente in caso di anomalie.
Un altro aspetto chiave è la gestione degli accessi: limitare i privilegi ai partner, monitorare chi accede a cosa e adottare sistemi di autenticazione forte riduce drasticamente la superficie d’attacco. Allo stesso modo, la simulazione periodica di scenari di attacco e la formazione del personale contribuiscono a innalzare il livello di resilienza complessiva.
In sintesi, la protezione della supply chain passa dalla capacità di prevenire, rilevare e rispondere agli attacchi in modo coordinato, trasformando la sicurezza in un processo continuo che coinvolge l’intero ecosistema aziendale.
Per un CEO, un imprenditore o un IT Manager, comprendere i pericoli della supply chain injection significa capire che la sicurezza aziendale non è più un tema confinato all’interno delle proprie mura digitali. È necessario estendere le misure di protezione a tutta la rete di partner e fornitori, verificando la loro resilienza e imponendo standard di sicurezza adeguati.
In un contesto in cui gli attacchi non colpiscono più solo “voi”, ma anche chi vi sta intorno, la differenza tra un’azienda sicura e una vulnerabile sta nella capacità di gestire il rischio di terze parti.
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