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Redazione Axitea

Gli spazi pubblici si popolano di impianti di videosorveglianza, sistemi di apertura automatici e rilevatori di intrusione.

È notte e gli agenti di sorveglianza si stanno recando al parco cittadino, richiamati dalle segnalazioni di alcuni residenti preoccupati dal baccano persistente. Arrivano in pochissimo tempo, ma è troppo tardi: i vandali hanno distrutto fontane e panchine per poi dileguarsi nel nulla e lasciare danni che costeranno all’amministrazione comunale riqualificazioni nell’ordine delle migliaia di euro.

Quella appena descritta è una scena fin troppo comune, che si verifica con una regolarità denunciata dalla cronaca locale di tutto il Paese, ponendo nuovamente sotto gli occhi delle pubbliche amministrazioni le sfide in termini di sicurezza urbana

Aree verdi e piazze sono difficili da controllare in maniera continuativa e capillare contando solo su ispezioni e giri di ronda, senza considerare che il raggiungimento della massima efficienza attraverso questi metodi pretenderebbe sforzi umani e costi non indifferenti.

Proprio in queste criticità risiede il sempre maggiore affidamento della sicurezza alla tecnologia.

L’avvento della videosorveglianza nella sicurezza urbana

Negli ultimi vent’anni la politica ha progressivamente messo al centro della sua agenda la mancanza di sicurezza reclamata dai cittadini e uno degli elementi su cui si è maggiormente puntato è la videosorveglianza, che assicura una supervisione costante e potenzialmente “totale” di determinati spazi.

Nella fattispecie, sin dal 2017 lo Stato, individuando nella videosorveglianza lo strumento principe della prevenzione della criminalità afferibile alla sicurezza urbana, garantisce un finanziamento annuale ai comuni per realizzare di nuove infrastrutture e circuiti, con richieste di inserimento nel programma che si sono rivelate altissime.

Il 2020 infatti, a fronte di 2.265 amministrazioni presentanti domanda, ha visto l’assegnazione di 17 milioni di euro a 287 comuni vincitori, e per ottemperare alle numerosissime istanze diventeranno 27 milioni nel 2021 e 36 milioni nel 2022.

Ciononostante, se la presenza di un occhio elettronico è certamente un forte disincentivo, spianare la strada a impianti capillari di telecamere non è sempre l’unica soluzione, specie in ottica preventiva.

Sistemi di sicurezza integrati

Prendendo esempio dall’ambito privato, anche le amministrazioni pubbliche possono dotarsi di sistemi di sicurezza integrati, dove la videosorveglianza può combinarsi ad ulteriori elementi di security come ad esempio sistemi di chiusura e apertura elettronica automatizzati che regolino l’ingresso agli spazi senza dover ricorrere all’intervento umano, ma anche impianti perimetrali che diminuiscono la probabilità di intrusione grazie alla rilevazione anticipata della stessa e alla segnalazione a forze dell’ordine o a un Security Operation Center dedicato prima che l’evento criminoso abbia luogo.

Le opportunità sono diverse e la buona notizia è che non bisogna per forza fare tutto da soli: la scelta, progettazione, installazione e manutenzione di sistemi di rilevazione intrusione adatti a ogni esigenza di sicurezza può passare da specialisti dedicati che offrono un servizio strutturato con tecnologie all’avanguardia riuscendo a mettere al riparo i vari siti da qualsiasi tipologia di rischio.

In quest’ottica, anche per le pubbliche amministrazioni diviene dunque possibile conseguire una sicurezza urbana costante, meno costosa e maggiormente efficiente.

 

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